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Arte e mestruazioni - quando l’arte abbatte i tabù

27/5/2020

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Il 28 maggio si festeggia la Giornata Mondiale per l’Igiene Mestruale, che ha come scopo la liberazione dai tabù che ancora oggi le mestruazioni portano con sé. Tra gli obiettivi c’è anche la sensibilizzazione riguardo alla poca accessibilità che alcuni paesi hanno rispetto a tutto ciò che concerne il controllo del proprio ciclo mestruale. La volontà di dare voce alle tante donne che vivono queste situazioni problematiche ha spesso trovato espressione nell’arte, già dalla metà degli anni Sessanta. 
Probabilmente la prima opera che tratta esplicitamente di sangue mestruale è dell’artista austriaca Valie Export, che nel 1966 produce MenstruationsFilm, un video  di pochi minuti  che raffigura l’artista su uno sgabello, dal quale cola urina e sangue mestruale.
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Judy Chicago, Red Flag, fotolitografia, 1972
Ma la presenza di questo tema nell’arte si sviluppa soprattutto negli anni Settanta, periodo di grandi cambiamenti culturali, caratterizzati anche da tante battaglie femministe. Tra le varie artiste non si può non citare Judy Chicago, che nel 1971 realizza un’opera con protagonista una donna che si toglie un tampone (Red Flag). L’anno successivo propone invece un’installazione in cui, in un bagno, è presente un cestino stracolmo di assorbenti (Menstruation Bathroom). Il lavoro di Judy Chicago rimarrà iconico e sarà d’ispirazione per le successive opere femministe. Infatti, nel 1971, insieme a Miriam Schapiro, organizza una delle prime esposizioni d'arte femminista, Womanhouse.
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Carolee Schneemann. Fresh Blood. A Dream Morphology, Diapositive, 1983
Negli anni Ottanta Carolee Schneeman presenta Fresh Blood: a Dream Morphology, una serie di proiezioni caratterizzate da un’ampia presenza di elementi a forma di V e di colore rosso, che rimandano all’immaginario femminile. Sua contemporanea è Tamara Wyndham, che utilizza il sangue mestruale come medium pittorico: i suoi Vulva Prints sono prodotti dalla stesura del sangue direttamente dalla vulva.
Gli anni Novanta vedono Tracey Emin protagonista del genere, con la sua installazione My Bed, che nel ’98 le valse la nomination al Turner Prize. Quest’opera è composta da un letto disfatto e cosparso di mutandine sporche di sangue, che svelano al grande pubblico la sua intimità.
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Tracey Emin, My Bed, Installazione, 1999
Nel nuovo millennio le artiste che hanno voluto liberare le mestruazioni dai pregiudizi e da una visione negativa si sono moltiplicate. Vanessa Tiegs, ad esempio, dipinge dal 2003 la serie dei Menstralas, ovvero dei mandala disegnati con sangue mestruale e acrilico lucido. Tra il 2006 e il 2011 Zanele Muholi ha realizzato un progetto dal nome Period Pains, che riguarda da una parte la liberazione dalla visione negativa che la società (patriarcale) ha del sangue mestruale, dall’altra la sofferenza che la comunità lesbica sta vivendo nel Sud Africa, tra violenze e stupri considerati “curativi”.
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Zanele Muholi, Period Pains, Stampa digitale su un panno di cotone di un collage digitale di macchie di sangue mestruali, 2011, Stevenson Gallery
Ingrid Berthon-Moine realizza una serie di 12 ritratti intitolati Red is the colour raffiguranti donne che portano come rossetto sangue mestruale. Altrettanto interessante è il lavoro di Lani Beloso, che utilizza la sua malattia come stimolo creativo: affetta da menorragia, ogni mese produce opere grazie all’abbondanza del suo sangue. Su questa scia anche Zehra Dogan, nella mostra Avremo anche giorni migliori. Opere dalle carceri turche, dedica una parte all’esplorazione di come il sangue, macchiando il tessuto, può formare diverse forme. 
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Ingrid Berthon-Moine, Red is the Colour, Fotografie, 2009
Anche in Italia c’è stata un’ondata creativa: una mostra sul tema viene presentata nel 2019 a Bari. Il sangue delle donne. Tracce di rosso sul panno bianco è stata curata da Manuela De Leonardis e ha raccolto 68 artiste internazionali. Oltre a questa importante mostra, anche la figura di Clelia Mori spicca nel panorama dell’arte italiana. Ha un’intuizione derivata da un articolo di cronaca: le operaie della FIAT di Melfi avevano chiesto una modifica delle loro tute bianche, a causa delle difficoltà che questo colore nell’abbigliamento comporta durante il ciclo. Il mistero negato del corpo che non tace è dunque un’opera caratterizzata da tute decorate, che rimandano al periodo del ciclo, ma che sono anche una denuncia all’indifferenza nei confronti di tali problematiche.
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Clelia Mori, Il mistero negato del corpo che non tace, Installazione, 2015
Non solo pittura ma anche fotografia: nel 2014 Marianne Rosenstiehl presenta The Curse, un'esposizione di 24 fotografie che esplorano le mestruazioni in diverse fasi della vita; mentre nel 2016 la fotografa di moda Harley Weir ritrae una modella nuda da cui cola il sangue mestruale.​
Foto
Marianne Rosenstiehl, The Curse / La malédiction, fotografia, 2014
La stagione dei social media ha portato al diffondersi di nuove artiste e di nuove prospettive: Rupi Kaur, ad esempio, si ritrae a letto e rende visibili le sue perdite. Ma sono tante le donne che tra pittura, fotografia e illustrazione, mettono in scena la loro personalissima visione del ciclo e dell’importanza della sua liberazione. Lea Culetto, Sara Lorusso, Radek Bury, Dani Dodge, Daantje Bons sono solo alcuni nomi di persone che utilizzano Instagram per promuovere la propria arte. La grande abbondanza di artiste è raccolta da diverse pagine che contengono più opere, come @power.period o @curatedbygirls. ​​
Foto
Rupi Kaur, fotografia rimossa dal suo account Instagram, 2015
La tematica della liberazione dai tabù sul ciclo mestruale ha quindi attraversato molti periodi della storia dell’arte e non accenna a fermarsi. La scelta di inserire nel calendario una Giornata Mondiale dell’Igiene Mestruale è la prova che c’è ancora tanta strada da fare per combattere i pregiudizi sul corpo femminile, ma anche che l’arte è stata indispensabile per riflettere su questa tematica ancora così attuale.

- Elena Rossi
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