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Kiki de Montparnasse. Chi era la donna simbolo della Parigi degli anni Venti?

12/3/2021

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Modigliani - Black dress © Wikiart (dominio pubblico)
Nata nel 1901, può essere considerata un’artista poliedrica: modella, scrittrice, attrice e pittrice - le sue opere vennero esposte nel 1927 presso la Galerie au Sacre du Printemps e a fine della serata d’apertura nessuna rimase invenduta. Fu anche cantante e ballerina nei più celebri locali di Montparnasse come il Jockey dove ballava il can-can sui tavoli dei locali senza biancheria intima e dove improvvisava canzoni disinibite. Grazie al suo charme, divenne la musa ispiratrice dei più grandi artisti del periodo, da Modigliani a Picabia e in particolare Man Ray. 
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Amedeo Modigliani, The Black Dress, 1918
A soli 28 anni, ma con sufficienti esperienze da raccontare, pubblicò la sua autobiografia Souvenirs, proibita negli Stati Uniti fino al 1996 per il linguaggio e i contenuti scabrosi. All’interno del libro racconta che la sera in cui conobbe Man Ray, appena giunto a Parigi, era seduta in un ristorante con un’amica e per protesta nei confronti del cameriere, che non le voleva servire credendole prostitute, si sfilò le scarpe e mise i piedi sul tavolo. Tra i due nacque subito una relazione che durò sei anni e che, generò centinaia di capolavori fotografici tra cui il celebre Le violon d’Ingres (1924) che scandalizzò Parigi. ​
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Man Ray, Le violon d’Ingres, 1924
Bisogna però precisare che l’arte dei dadaisti in generale, e di Man Ray in particolare, fu a lungo motivo di critiche e discussioni, ma, quest’opera nello specifico, ne fu travolta per il palese allontanamento dall’idealizzazione classicista della donna che veniva invece paragonata ad un oggetto di divertimento. Il concetto è reso esplicito anche dal titolo che richiama non solo lo strumento musicale e l’omaggio a La bagnante di Valpinçon (1808) di Jean-Auguste-Dominique Ingres, ma fa anche riferimento ad un modo di dire francese che indica, appunto, un passatempo, un hobby.
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Kiki de Montparnasse. Fotogramma Ballet mécanique di Fernand Léger e Man Ray © Man Ray Trust_ADAGP, Paris (Centre Pompidou)
Fu sempre grazie alla frequentazione con Man Ray che Kiki divenne protagonista del grande schermo contribuendo alla creazione di cortometraggi dadaisti come Ballet mécanique di Fernand Léger (1923) che si concentra sul sorriso enigmatico della donna.
Potrebbe sembrare facile ridurre Alice Prin ad una semplice artista eccentrica, ma c’è di più. Kiki fu l’essenza della Belle Époque, dei ruggenti anni Venti, della rivoluzione femminile. Alice conobbe la fame quando a soli 14 anni iniziò a posare nuda per racimolare qualche soldo per lei e la madre che in risposta la cacciò di casa. Allora si reinventò come Kiki, donna forte e libera, la modella contesa da tutti che divorò uomini, palcoscenici e le strade di Parigi con quell’aria da diva che in poche potevano vantare.
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Kiki de Montparnasse © Roger Viollet_AFP
Capelli neri come la pece, pelle color avorio e uno sguardo magnetico, intenso eppure impenetrabile. Kiki fu la “Regina di Montparnasse”, come affermato nella prefazione di Souvenirs dal grande Ernest Hemingway, “[…] ha certamente dominato l’era di Montparnasse più di quanto la Regina Vittoria abbia dominato quella che si chiama vittoriana”.
Per la sua ribellione contro la società borghese e le sue regole, Kiki è da considerare come un modello di indipendenza e femminismo, forte abbastanza da dimostrare, alle donne del suo tempo e a quelle di oggi, che è possibile trovare il proprio posto nel mondo e abbattere secoli di pregiudizi e stereotipi favorendo ed esponendo una piena accettazione di sé come estensione di artisticità. 

- Eleonora Caucino
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