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L’arte Chicana e la devozione alla Vergine. Tra gang e cristianesimo

5/12/2020

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La parola ‘chicano’ è collegata, nello stereotipo comune, ai termini di: violenza, gang, droga, magari anche tatuaggi. È così, ma vi dirò di più, dietro alla loro facciata immorale si cela qualcosa di molto più profondo, tra cui valori saldi, individuabili proprio in quella pelle disegnata, nella loro arte urbana, nei colori sgargianti che dominano le superfici e che tanto ricordano la loro calda terra. Della comunità chicana non esistono esaurienti studi, ma proviamo a indagare più a fondo.
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Chicano Park, National Ave & S Evans St, San Diego, CA.
Siamo a San Diego, città dalle mille luci, calda, rigogliosa, terra di surfisti, di svaghi e, forse, dei mille sogni. La metropoli si trova a sud della California e confina con Tijuana, Messico, un punto critico per molteplici problematiche che non affronterò qui, cito solo i casi di bande criminali, dedite al traffico di droga, ma anche di esseri umani, soprattutto donne.
Chicano Park, nel quartiere di Barrio Logan, dal 1970 fu occupato da studenti e, in seguito, da gran parte della comunità chicana, già presente nel territorio, per protestare contro la costruzione di un viadotto petrolifero, rivendicando il territorio come messicano e la loro appartenenza culturale. La comunità chicana occupa tutt’ora la zona e in cinquant’anni ha costruito un immenso spazio di street art dedicato alla protesta storica: «una galleria di mitologia visuale», così l’ha definita il professore dell’Università di Bologna, Domenici, in un convegno recente di Framework, Percorsi d’immagine. Discipline, teorie, pratiche, 20 ottobre 2020). ​
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G. Aranda, S. Barrajas, Murales Ramp 1A, 1973, Chicano Park, San Diego California, foto conservata in Cinewest Archive.
Il parco rappresenta un vero landmark, punto di riferimento di San Diego: l’arte urbana, dunque, rappresenta una parte culturale, identitaria, storica della comunità chicana e come spesso i suoi membri affermano nelle interviste: uno spazio che ha dato loro il senso della vita.  (YurView California, Destination San Diego: Chicano Park, You Tube, 29 ottobre 2019).
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M. Shonorr, S. Yamagata, 1997, Cinewest Archive, Chicano Park, San Diego, California.
Oltre ai murales si trovano sculture e architetture che sono patrimonio della comunità. Non è solo uno spazio del passato, ma soprattutto del presente: eclettico, stimolante la creatività, ricco di colori che infondono energia, insomma un’immersione in un vero clima Latino.
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F. Romero, "¡Méjico, Mexico!”, 1984, Chicano Park, San Diego, CA, foto conservata a Cheech Marin Collection / MOLAA.
Questo è solo un degli esempi concreti della rivendicazione dei diritti identitari dei messicani-americani. Ma quindi chi sono i chicani?
Ripercorriamo un po’ di storia: il 2 febbraio 1848, con il Trattato di Gaudalupe-Hidalgo, si pose fine alla guerra Messico-USA, con la vittoria di questi ultimi e la conquista di terre messicane, tra cui anche la California. Fu così che molti messicani si trovarono da un giorno all’altro, si fa per dire, ad essere statunitensi. Nonostante i buoni propositi di integrazione, la realtà è che la nuova etnia diventò minoranza, obiettivo di sfruttamento e discriminazione. Si calcola oggi che due terzi dei Latinos in suolo statunitense sono messicani-americani.
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San Diego, CA, murales in onore della gang della 18th street.
‘Chicano’ o ‘chicana’ è un termine inizialmente spregiativo per indicare lo «[…] statunitense di origine messicana di bassa estrazione sociale […]» (Montezemolo, La mia storia non la tua. La costruzione dell'identità chicana tra etero e autorappresentazioni, Guerini e Associati, 2004, p. 48). Negli anni Sessanta del secolo scorso, nacque il Chicano Movement, una sorta di presa di coscienza identitaria e lotta socio-politica per i diritti culturali, economici ed educativi dei chicani. Lo stimolo più grande si ebbe con il Civil Rights Movement, da cui si manifestò una sentita appartenenza alla Raza, attraverso una ricostruzione della memoria sociale avvenuta grazie al recupero di simboli precolombiani e soprattutto la loro forte identificazione religiosa. 
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A. Herren, foto di due membri della gang F13 davanti all'immagine della Vergine di Guadalupe, San Diego, CA.
Non è un caso se su intere porzioni corporee di questi individui, come il torace, l’intera schiena o gli arti si veda una Madonna. Precisamente la Vergine di Guadalupe, che è un’immagine ormai globalizzata, interessante e propedeutica alla storia chicana. 
Siamo nel 1531, precisamente a Città del Messico, dove è in atto da anni il tentativo di imposizione dell’evangelizzazione da parte degli spagnoli conquistatori.
Sul monte Tepeyac, gli scritti dei Nawa, ci raccontano dell’apparizione della Vergine a un indigeno, il più umile tra gli umili, ed è proprio in questo dettaglio che si colloca l’intero fulcro del culto e la sua espansione oltre i confini, giungendo persino in Europa.
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Artista europeo, raffigurazione dell’apparizione di Nossa Senhora de Guadalupe
La fonte indigena che testimonia l’apparizione della Vergine di Guadalupe veicola il nuovo massaggio: l’umiltà del mantello d’agave su cui si manifestò, i fiori che ne svelarono il volto e che nell’icona appaiono talvolta stampati sulla veste, ma soprattutto l’apparizione a un emarginato che evidenzia l’umiltà della Vergine stessa come simbolo di cristianità. Di qui nascono anche i movimenti LGBT chicani che rappresentano la parte marginale di una comunità già di per sé considerata minoranza. Il ruolo che la Vergine ha avuto nella storia artistica del movimento chicano è evidente. Quando il culto si diffuse l’immagine della Vergine divenne stereotipata: viene solitamente rappresentata con un mantello blu e stellato (resplendor), le mani giunte, la testa china coronata e gli occhi bassi, irrorata dalla luce da lei stessa generata dalla stessa e poggia su una mezza luna, sostenuta da un cherubino. Tutti elementi simbolici, come l’aquila che spesso l’accompagna e appare poggiata sul fico d’india che rimanda alla capitale azteca.
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Vergine di Guadalupe, tilma originale, Basilica di Nostra Signora di Guadalupe, Città del Messico
L’immagine è stata ri-pensata e ri-declinata in tantissime forme. La Vergine, ad esempio, come sopra accennato, viene tatuata dalle gang come sorta di fioretto o come ringraziamento per la sua protezione agli umili, gli emarginati e dunque i chicani.
Foto
Foto di un membro di una gang con la Vergine di Guadalupe tatuata.

​Chiara Rauli
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