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In un’epoca in cui ancora molti sono obbligati a nascondere il proprio essere, dovremmo osservare la verità e ammirarne la bellezza, proprio come riuscì a fare la fotografa Lisetta Carmi. Outsider della fotografia e della vita, artista oggi indiscussa ma molto discussa negli anni Settanta. La personalità eclettica di Lisetta Carmi sfugge alla comprensione di molti. Se dovessimo descrivere una personalità così complessa, colorata e profonda si potrebbe dire, con una sola parola, che Lisetta Carmi è coraggio. Lisetta Carmi nasce a Genova, nel febbraio del 1924, cresce circondata dalla compagnia dei suoi due fratelli e dall’amore dei genitori [1]. Ma chi è Lisetta Carmi? Per comprendere la lungimiranza delle scelte di Lisetta bisogna scavare nel suo passato. Lisetta, di origine ebraica, fin da bambina dichiara di «non volere padroni» e di amare estremamente la scuola, da cui viene espulsa a causa delle scellerate leggi razziali. Viene così costretta all’isolamento e alla fuga. La sua solitudine è scandita da un’unica compagnia: la musica. Dopo la fine del conflitto Lisetta si diploma al Conservatorio di Milano, ripagando forse un debito di riconoscenza verso l’unica amica che l’ha accompagnata nei momenti più difficili. Intraprende la carriera da concertista, viaggia molto e continua ad esercitare con dedizione il suo talento. La giovane ottiene molti successi ma questo non la appaga abbastanza. Prova sempre una forte empatia nei confronti di chi è stato catturato dai tedeschi e dichiara senza paura, ma forse in modo un po' incosciente, che anche lei avrebbe voluto essere catturata perché convinta della sua capacità di poter aiutare gli altri. Fin da ragazza dimostra quel senso di altruismo e quel bisogno viscerale di adoperarsi per il bene comune, segni costanti e duraturi nella vita di Lisetta. Improvvisamente, nel giugno del 1960 per unirsi alla protesta dei portuali genovesi, prende una decisione drastica: smette di suonare. La carriera, quella che è stata tutta la sua vita, non risulta essere più importante della giustizia sociale e dei suoi ideali. Ma ecco che come un detonatore, che le cambia repentinamente l’orizzonte, entra nella sua vita la fotografia: un amico le chiede di accompagnarlo in Puglia e Lisetta consapevole della bellezza di quella regione, decide di acquistare una piccola macchina fotografica per immortalarne le meraviglie. Gli amici sono stupiti dalla bravura di Lisetta, paragonano i suoi scatti a quelli di Cartier Bresson e così, tenendo fede alla sua indole di amante dello studio, decide di comprare un libro di tecnica della fotografia e inizia a lavorare come fotografa per il Teatro Duse. Lisetta dimostra immediatamente il suo talento, conosce le avanguardie artistiche del tempo ma è sempre animata da quel senso di giustizia e uguaglianza. Nel 1964 le viene proposto un lavoro, deve realizzare un servizio sui porti di Genova. Lisetta accetta entusiasta poiché sa che le sue foto saranno il grido di speranza dei lavoratori. Per molti mesi scatta cercando di cogliere la durezza delle condizioni di lavoro dei camalli [2]. Scatta tenendo sempre uno sguardo oggettivo e diventando riflesso della realtà. Questo lavoro che confluirà in una mostra, le porterà i primi riconoscimenti internazionali. Ma è nel 1965 che inizia a lavorare su un reportage che diventerà il biglietto diretto al successo, strada principale per l’affermazione di Lisetta come grande fotografa. Questo lavoro, che susciterà grande scalpore, nasce ancora una volta da un caso. Una festa di Capodanno le permette di conoscere quelli che tutti chiamano 'i travestiti', quelli che ancora oggi spesso vengono burlati e discriminati. Lisetta realizza per loro e con loro un lavoro di ripresa che non vuole essere una testimonianza sbiadita. Inizia ad avvicinarsi alle loro vite con la delicatezza e la pazienza di un’amica, vuole comprendere prima di inquadrare, vuole vivere le loro sensazioni prima di scattare, vuole cogliere i pensieri, le paure e le speranza di vite costrette all’ombra. Non si limita a una ripresa lontana, decide di farsi specchio, decide di farsi voce di racconti e testimone imparziale e rispettosa di una realtà nascosta. Con una capacità meravigliosa coglie attimi, sguardi, emozioni e vissuti che nessuno, prima di questa giovane fotografa, aveva percepito. Nelle sue foto lo sguardo ammiccante, tentatore e fiero dei travesti è anche pura dolcezza, voglia di libertà e desiderio di amore. In questi scatti non ci sono pose forzate e montature, le inquadrature sono semplici e immortalano rituali di quotidianità. Che fotografa anticonformista Lisetta. Vuole dare voce alla marginalità, lo fa in modo straordinario e lo fa per tenere fede ai suoi ideali, per aiutare gli altri. Da questo progetto nasce nel 1972, il libro I Travestiti, attuale, senza orpelli e artifici che narra, con foto e testimonianze, il desiderio di normalità di chi per potersi sentire normale deve necessariamente trasformarsi e nascondersi. Il libro suscita un forte scalpore nell’Italia perbenista degli anni Settanta e rimane per lungo tempo invenduto, rischiando di finire al macero. Ma siamo sicuri che siano stati i travestiti a fare scandalo? Forse è stata la loro aria felice, la loro capacità di essere e il loro coraggio a suscitare invidia e curiosità, non è forse vero che censuriamo e rifiutiamo il proibito perché è quello che desideriamo di più? Le immagini di Lisetta diventano testimonianze di una realtà viva, vera e famelica di condizioni migliori. Lo stile di Lisetta stupisce, non ricerca in modo smanioso la perfezione tecnica ma tenta di cogliere l’essenza di ciò che vede. Lisetta non è mai protagonista delle foto, sta sempre dietro la macchina, non influenza o altera lo scatto per farsi soggetto, lascia parlare la verità, la sua verità che racconta più di milioni di parole.
Lisetta Carmi è una donna coraggiosa e libera, priva di pregiudizi, animata dal un senso enorme di giustizia, ricercatrice di uguaglianza e donna che sceglie consapevolmente di essere il nuovo occhio della realtà. Gli scatti di Lisetta parlano davvero, sono come calamite da cui difficilmente ci si riesce a staccare. Se vedrete una mostra di Lisetta, vi assicuro che l’osservazione delle sue fotografie sarà lunga. Vi sentirete attirati da sguardi, movimenti e sorrisi, sentirete il bisogno di osservare ancora e ancora le foto e poi sarete scossi da quelle parole silenziose che vi sarà parso di ascoltare, dai quei racconti di vita vera. Un turbinio di emozioni vi catturerà e non sarete spettatori passivi, sarete catapultati completamente dentro l’emozione che Lisetta ha colto. Ma Lisetta Carmi non è solo una talentuosa pianista e una meravigliosa fotografa, Lisetta Carmi è molto di più.
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