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Testi sacri o fantasy? Propaganda della paura nel cristianesimo medievale

6/5/2020

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Miniatura “Santa Marta che addomestica la Tarasca” tratta dal manoscritto “Ore di Enrico VIII”, di Jean Poyer, ms. H.8, c. 191v, XVI secolo, Morgan Library, New York
Nella vita di tutti i giorni, composta da studio, lavoro e impegni di ogni genere, il cinema e la lettura aiutano ad evadere dall’ordinarietà di cui siamo vittime. Al di là del gusto soggettivo, un genere che interessa molteplici persone è il fantasy: draghi, mostri, incantesimi sono tutti elementi di un genere che per quanto mantenga il suo fascino continua a riciclare spesso questi tipi di entità fantastiche. Per quanto la cinematografia e la nostra cultura visiva siano sature di determinati elementi, immaginare questo genere in un contesto diverso, quando non era definito “genere” potrebbe dare nuova luce a queste creature immaginarie. Non me la sento di dare una data di nascita al genere fantasy, già i primitivi disegnavano creature mostruose nelle caverne, e la fantasia è sempre stata una prerogativa dell’essere umano, dunque mi limiterò a trasportare l’immaginario comune odierno negli anni in cui la cristianità era un’istituzione affermata. 

Esiste un libro che spesso viene studiato per imparare a conoscere la storia dei Santi e soprattutto per riconoscere le numerosissime iconografie che ne derivano, il testo si chiama Legenda Aurea ed è una raccolta agiografica composta da Jacopo da Varagine, frate domenicano e vescovo di Genova. Siamo verso la fine del tredicesimo secolo, la chiesa non guida totalmente la vita delle persone, essendo scandita dai contesti sociali e lavorativi che si sono venuti a creare dopo l’anno mille, tuttavia il Clero mantiene il monopolio sulla vera vita di un cristiano, ossia la vita eterna che giunge dopo la morte terrena. L’influenza ecclesiastica aveva origine da questo “monopolio” dell’aldilà, infatti il sistema di controllo sui fedeli era quello di convincerli che i peccati terreni sarebbero stati puniti nel corso della vita eterna, tramite l’essere mandati all’inferno oppure con la new entry medievale del purgatorio, con ciò un buon cristiano avrebbe seguito fedelmente le regole imposte dal Clero. I predicatori cristiani non si dotavano solo di parola, ma anche di uno dei mezzi di propaganda più potenti, l’immagine. D’altronde tutt’ora la forza delle immagini veicola le persone verso un concetto da seguire, o da evitare, e questo potere nel medioevo era amplificato da una quasi assente alfabetizzazione e dalla mancanza di risposte scientifiche a domande di natura fisica, proprio in questo lato buio la Chiesa faceva leva per ottenere consensi. 

La Legenda Aurea contiene le storie di quasi tutti i Santi, senza censure ovviamente, difatti se dovessimo mettere in scena qualche racconto ci troveremmo davanti un film splatter con sfumature occulte. Sfogliando le pagine troviamo draghi, incantesimi e demoni, è stupefacente la varietas di elementi fantasy che compongono questo testo, per noi si può considerare fantasy, perché per il cristiano medievale quella era la realtà che ti portava ad adorare i Santi e che ti allontanava dalle tentazioni. Una realtà che pur senza essere vista in carne ed ossa riusciva tuttavia a fissarsi nella psiche dei fedeli, il tutto grazie alle immagini presenti dentro e fuori le chiese: molti sono i portali delle strutture ecclesiastiche raffiguranti Santi o passi della Bibbia, proprio per educare coloro che non potevano entrare, ossia i cittadini che non erano stati battezzati. Le immagini impresse e l’ascolto della predica erano un’ottima forma di coinvolgimento all’educazione cristiana: possiamo dunque affermare che l’arte sia stata “politicizzata” dalla Chiesa per ottenere consensi? Direi di sì. 

Un esempio può essere l’affresco realizzato da Maso di Banco nella Cappella Bardi a Firenze, raffigurante un miracolo di San Silvestro. Vediamo due scene temporalmente diverse ma presenti tramite visione simultanea sulla stessa giornata (il singolo riquadro affrescato). Jacopo da Varagine, nella Legenda Aurea, parla di un Drago che uccideva le persone col suo fiato. Vero protagonista del racconto però è San Silvestro che con un filo di ferro chiuse la bocca al drago e lo sigillò con l’anello papale per scacciare il demonio, il Santo tuttavia fece tornare in vita anche due maghi che lo seguirono per mancanza di fede, non credendo fosse in grado di eliminare il drago da solo. I due maghi stranieri rimasero vittime dell’alito della bestia ma dopo essere stati resuscitati dal Santo si convertirono alla fede cristiana assieme a gran parte della folla presente. Per noi una storia di questo calibro è fine a se stessa e priva delle dinamiche che tanto ci affascinano oggi giorno, però nel momento in cui proviamo a contestualizzare la vista di tale affresco in un epoca in cui la religione era fondamentale e la scolarizzazione spettava a pochi, possiamo ben capire che la percezione di un uomo era totalmente diversa, infatti figurare il male come un drago e il bene come un Santo che con la forza di Dio prevarica il demonio porta alla conclusione che convertirsi porti alla salvezza. Non abbiamo però solo questa diatriba tra bene e male, bensì è presente anche un’altra prerogativa della fede cristiana, ossia la pietà che Silvestro ha per i due maghi pagani.
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Miracolo del santo che chiude la fauci al drago e resuscita due maghi uccisi dall'alito del mostro, Maso di Banco - 1340 - Cappella Bardi, Santa croce, Firenze
Altro esempio è San Francesco ad Arezzo. Nella città toscana si stava verificando una guerra civile sanguinolenta, quando il Santo vide sopra la città una schiera di demoni in preda alla gioia per la violenza provocata tra gli uomini. Nel momento in cui Francesco ordinò al suo compagno di pregare, tutti i demoni sparirono e gli animi delle genti si placarono. Sotto un punto di vista simbolico, i demoni rappresentano le discordie che nascevano nelle tante guerriglie urbane nell’Italia dei comuni; inoltre le collocazioni dei personaggi appaiono contrapposte: il mondo spirituale sottolineato dalla cattedrale e quello profano della veduta cittadina. Ciò che un uomo del 1200 avrebbe potuto percepire era che solo la fede può salvare dal male, divertimento dei diavoli.
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La Cacciata dei diavoli da Arezzo - Storie di san Francesco, basilica superiore di Assisi, attribuiti a Giotto (tra il 1295 e il 1299)
In chiave propagandistica differente, ossia per sensibilizzare la collettività, ci furono i martiri. Donne e uomini che persero la vita tra atroci sofferenze pur di portare avanti il nome di Dio, soprattutto cristiani che partirono con l’intenzione di evangelizzare le popolazioni pagane, non tutti con esiti positivi. Un esempio parecchio cruento è il martirio di Santa Cristina. I genitori volevano che Cristina passasse la vita ad adorare gli dei e la chiusero quindi in una torre assieme agli idoli e le sue ancelle. La ragazza ricevette la chiamata ed iniziò a professare il nome di Dio andando contro il volere dei genitori. Il padre decise di torturarla e giustiziarla: inizialmente le vennero strappate le carni con dei rampini di ferro, ma Cristina lanciò in volto al padre i brandelli della sua carne urlandogli di mangiarla, scena forte anche per i nostri giorni probabilmente. Come quasi tutti i martiri un primo tentativo non bastò, difatti il padre fece preparare una ruota con la quale la ragazza sarebbe dovuta essere sommersa dall’olio bollente, che però esplose prima dell’arrivo di lei uccidendo così 1’500 pagani (Kafkiano questo nostro signore). Provarono ad annegarla, ma Gesù la riportò in superficie e la battezzò. La notte stessa il padre di lei morì, ed il giudice che lo sostituì la fece rasare e camminare nuda fino al tempio di Apollo. Cristina come Cersei Lannister, non potendole togliere la fede, venne privata del suo essere donna. Giunta al tempio l’enorme idolo di Apollo crollò ed il giudice morì dallo shock, nominato un nuovo giudice egli ordinò di gettarla in una fornace dove passò cinque giorni in compagnia degli angeli. Uscita dalla fornace le gettarono addosso serpenti velenosi che invece di attaccarla le leccarono il sudore e le coprirono i seni, l’incantatore di serpenti però venne obbligato ad agitare i rettili che si ribellarono e lo uccisero. Cristina riportò in vita l’incantatore, ma i suoi torturatori le amputarono seni e lingua che però Cristina riuscì a lanciare verso il giudice che perse la vista. La vita e le sofferenze della Santa finirono con due frecce nel cuore e una nel fianco. 
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Martyre de sainte Christine. Legenda aurea - Bx J. de Voragine. J. de Besançon. XVe.
Come abbiamo letto, scene di violenza, presenza di draghi e strane creature ci accompagnano da secoli nel nostro immaginario comune, ad essere cambiati però siamo noi e la nostra conoscenza del mondo. I racconti letti precedentemente, quelli non citati della Bibbia e tutta la produzione artistica religiosa medievale sono una grandissima prova di quanto siano potenti le immagini e la predica nei confronti di una popolazione priva di istruzione o capacità di giudizio ma soprattutto ci mostrano l’ambiguità in cui la Chiesa agiva, da un lato l’amore dall’altro la paura. Ora a spaventarci è l’incertezza di un futuro che non riusciamo più a gestire e nemmeno ad immaginare, e per quanto la Chiesa si sia messa da parte esistono istituzioni che fanno leva sulle nostre paure e incertezze, come i populismi, ma ahimè quelli sono terreni e dobbiamo viverli realmente. 

- Giacomo Zennaro
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