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Cinema & New Media​

Il virus ferma anche l’arte – Il rapporto tra il Coronavirus ed il Cinema in Italia.

1/3/2020

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È già stato di crisi nel settore cinematografico italiano. La chiusura forzata di tutte le sale di cinque regioni (Veneto, Lombardia, Piemonte, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna) ha messo in ginocchio esercenti, distributori e produttori che si sono trovati a dover fronteggiare una situazione dai “danni di un’emergenza straordinaria”. 
La perdita in questi primi giorni di inattività, stimata sui 10 milioni di euro, si accompagna ad una diminuzione delle presenze in sala vertiginosa in tutto il paese, dal Lazio alla Liguria come in Valle d’Aosta. 

Dopo le pressanti richieste di molte associazioni cinematografiche, il Mibact ha organizzato una riunione straordinaria per cercare di fare fronte alla scomoda condizione nella quale è stato catapultato l’intero settore. Tra film rinviati, sale inattive e panico generale, il danno all’immagine dell’intrattenimento cinematografico potrebbe avere conseguenze ancor più gravi di quelle a cui stiamo assistendo in queste giornate.

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Non si tratta solamente del virus. Anzi, sarebbe difficile capire se sia stato veramente esso a rendere le sale inattive oppure l’isteria collettiva che ha colpito il nostro paese con molta più velocità e forse addirittura con maggiore potenza. L’isolamento della nostra società alla cultura e allo svago potrebbe essere una risposta pericolosa all’intero sistema dell’intrattenimento nazionale. I cinema sono passati quasi improvvisamente dall’essere luoghi di aggregazione, di divertimento e di intrattenimento a luoghi pericolosi dai quali è meglio stare alla larga, e le varie insegne che indicano la sospensione delle attività degli esercizi non fanno altro che minare lo statuto di un sito culturale che dovrebbe essere sempre preservato come meglio possibile. Ovviamente non possiamo esprimerci esternamente nei riguardi delle misure adottate per cercare di prevenire e limitare l’espandersi di questa emergenza sanitaria, e potremmo farlo solo attraverso pareri strettamente personali, ma possiamo analizzare sin da ora i rischi legati a queste restrizioni che stanno bloccando la diffusione del cinema nel nostro paese; e si discuteva proprio del danneggiamento d’immagine che sta subendo l’intera industria. Risulta difficile infatti, credere che la psicosi diffusa nei riguardi di queste istituzioni possa svanire con effetto immediato una volta ridimensionata la situazione sanitaria nel paese e risulta altrettanto difficile credere che le sale torneranno ad essere frequentate al 100% delle possibilità i giorni subito successivi al ritorno alla normalità, che avverrà per ovvie ragioni. È lecito dubitare che una madre accompagnerà i suoi figli in sala tra un mese per vedere un film, come è lecito dubitare che lo stesso faranno una coppia di anziani o anche solo persone che sono state molto colpite dall’emergenza che è stata gonfiata in ogni modo dai media e dallo Stato. Servirà per questo un’azione mirata da parte del governo per promuovere nuovamente l’esperienza cinematografica alle persone che naturalmente vi si allontaneranno per un po' di tempo, preferendo realisticamente passare la serata filmica a casa fruendo dei molteplici servizi di streaming che abbiamo a disposizione nel nostro territorio. A proposito di ciò dalla Cineteca di Milano è arrivata la prima iniziativa interessante: la messa a disposizione gratuita dell’intero catalogo cinematografico a disposizione dell’archivio in streaming sul sito ufficiale, alla quale si può accedere dopo aver eseguito la registrazione. L’iniziativa, seppur lodevole, mette in mostra la possibilità concreta che i servizi di streaming possano subire una forte impennata di fruizione con l’aumento degli abbonamenti; o ancora che altre associazioni decidano di rendere fruibili le proprie opere attraverso la trasmissione in streaming. Già in Cina il fenomeno ha avuto luogo con proporzioni decisamente più grandi dato che alcuni prodotti destinati alla sala che si prevedevano essere campioni di incassi sono stati ceduti a delle piattaforme streaming per essere distribuite al pubblico gratuitamente ed istantaneamente.  
Tutto quadra: se il cinema ci fa paura, ci rifugiamo nella comodità e nella sicurezza della visione in casa, con il conseguente innalzamento della percentuale di svuotamento di questi importanti siti culturali e di aggregazione. Non volendo sminuire l’importanza di continuare a diffondere il piacere derivante dalla visione che lo streaming sta compiendo e compirà nei prossimi tempi, è comunque evidente la necessità di ristabilire la percezione del pubblico nei confronti dei luoghi di diffusione naturale del cinema che potrebbero uscire notevolmente danneggiati da ciò che sta accadendo negli ultimi tempi. 
Un altro problema derivante da queste misure riguarda l’offerta. I film in programmazione che sono stati rinviati sono molti e finiranno per essere proiettati in concomitanza con altre produzioni e la concorrenza rischia da una parte di diventare molto feroce e dall’altra di diventare persino sterile. La situazione nel futuro prossimo sarà probabilmente questa, con pochi film nel palinsesto e con gli esercenti che non sapranno come collocare le varie uscite nel proprio calendario. Soprattutto per quanto riguarda le sale più piccole, d’essai o minori, che faranno molta fatica a risollevarsi.
Un esempio concreto è quello di Antonio Sancassani, proprietario del Cinema Mexico a Milano che ha parlato al “Fatto Quotidiano” dicendo che quando riaprirà farà molta fatica a riprogrammare i titoli e soprattutto a far rientrare le persone in sala che “non si fidano più di stare seduti due ore a vedere un film”. L’esercente ci ha tenuto inoltre a mettere in mostra la differenza di trattamento che hanno subito queste istituzioni rispetto a luoghi come bar o ristoranti. Il ristorante affianco al nuovo Mexico infatti è rimasto aperto mentre il cinema ha dovuto chiudere. ​
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È da notare che le sale raggiungono un numero di persone elevato e raggruppato così come può accadere nei bar o nei ristoranti, ed è un atteggiamento del governo che fa riflettere su come questa crisi sanitaria sia stata affrontata, dato anche il grande passo indietro che verrà fatto nei prossimi giorni a partire proprio dalla città di Milano, nella quale riapriranno locali anche dopo le 18 e numerosi siti turistici. 
Un altro allarme piuttosto rumoroso viene lanciato anche dal fondatore e responsabile di Lucky Red che pone sotto i riflettori la problematica della carenza dell’offerta e le ripercussioni psicologiche che l’esposizione mediatica del virus ha portato nelle persone che probabilmente si mostreranno riluttanti a tornare subito in sala dopo che l’emergenza, si spera, sarà finita. 
Uno stato di crisi che doveva essere evitato, ma che è stato goffamente causato e che ora non deve assolutamente essere alimentato. 
Che la sospensione forzata delle attività sia servita o meno, non è questione che ci riguarda e si spera che si sia rivelata la strada giusta da intraprendere, ma il cinema sta passando ancora una volta come questione secondaria nelle dinamiche di una società che ha bisogno proprio come ultima cosa di allontanarsi ancor maggiormente dalla cultura e dall’arte. Non temiamo uno spettro che non esiste se non nella nostra sensibilità e nelle nostre paure e quindi, per favore, non chiudiamo il Cinema anche nella nostra quotidianità.
L’industria cinematografica italiana stava ottenendo risultati incoraggianti sia per le presenze che per i biglietti staccati al botteghino, e l’allarmismo smodato al quale stiamo assistendo non ha fatto altro che peggiorare una situazione già compromessa. L’iniziativa “MovieMent” dovrà quest’anno più che mai realizzare una campagna promozionale estiva senza precedenti e molto mirata per risollevare le sorti di un mercato che sta crollando proprio nel momento in cui stava per risollevarsi. Non confondiamo il panico con il virus, non è ancora troppo tardi. 

- Federico Tocci 
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