chiasmomagazine
  • Home
  • Arte
  • Cinema & New Media
  • Gender Studies & Queer Culture
  • Poesia
  • CHIASMO EXHIBIT
  • La redazione

Gender Studies & Queer Culture

Islam e omosessualità

6/5/2020

0 Commenti

 
- Cosa dicono i testi sacri -

​La religione islamica basa le sue usanze e credenze su diverse fonti, tentando di adattare ciò che viene detto in esse ai tempi correnti, per renderlo così legge nei paesi in cui l’Islam è religione di stato. Proprio a causa della prolificità delle fonti, tramite il confronto tra esse, si cerca di risolvere le incongruenze riscontrate fra il Corano - il testo sacro principale della religione islamica - e gli altri testi fondanti. Il Corano non dice molto sull'omosessualità, alludendovi solo in un paio di passi (per esempio 52:24, 56:17. 76:19):  si afferma che agli uomini che andranno in Paradiso sono riservati sia belle donne che bei ragazzi (weldān, ḡelmān), la cui presenza è volta alla soddisfazione dei primi. Un altro brano fondamentale, forse il più esplicito, è quello in cui si narra la storia di Lot, un personaggio presente anche nella Bibbia in quanto nipote di Abramo, ma visto addirittura come un profeta nel Corano. Secondo la storia narrata nella Bibbia, egli avrebbe dato le sue due figlie in pasto alla folla inferocita, a patto che non facessero del male ai suoi ospiti, ma il giorno seguente sarebbe stato vittima di violenza da parte delle due ragazze che lo avrebbero fatto ubriacare e poi costretto ad avere rapporti sessuali con loro per generare una prole. I musulmani, però, rinnegano questa storia che, infatti, non è contenuta nel Corano. Nel popolo di Lot, secondo il Corano, gli uomini esprimono il volere di avere rapporti sessuali coi visitatori angelici di Lot, e al riguardo si dice You come to men with lust in place of women. You are a people committing excesses and wasteful (of your God-given faculties), ovvero "Tu (il popolo di Lot) vai dagli uomini per lussuria invece che dalle donne. Sei una persona che eccede e spreca le facoltà date da Dio". Risulta evidente, dunque, la contraddizione: da un lato, il rapporto omosessuale viene equiparato a quello eterosessuale, visto come un premio in Paradiso; dall'altro viene additato come lussurioso. Tutto ciò trova una sua coerenza nell'opinione generale, ma non universale, circa la pratica omosessuale, dato che il primo passo viene quasi ignorato dagli esegeti dell'Islam, mentre il secondo viene esaltato come esempio comportamentale. La storia di Lot è ampiamente conosciuta:  alcune raccolte canoniche si esprimono su di essa, condannando il comportamento dei cittadini del popolo di Lot e arrivando perfino a parlare di esecuzione "sia dell'attivo che del passivo" in un rapporto omosessuale. 
Foto
Lot e le sue figlie, Peter Paul Rubens

​- E i giuristi islamici? -


​Alcuni sunniti, come quelli della Scuola di Maliki - una scuola di pensiero giuridico religioso fondata da Malik ibn Anas - fecero fede a queste raccolte, interpretando l'esecuzione come lapidazione; altri, invece, fecero delle distinzioni a seconda dello stato civile della persona che commette il reato: lapidazione per gli sposi e per gli uomini liberi; cento frustate per i non sposati e per le donne libere; cinquanta frustate per gli schiavi. Gli sciiti inizialmente agirono come i sunniti, poi dal IV al X sec. attuarono dei cambiamenti tramite i quali si arrivò alla legge in vigore ancora oggi: esecuzione di entrambi i partner a seguito di un rapporto omosessuale, le cui modalità vengono arbitrariamente scelte dal giudice, con l'aggravante che il partner passivo viene additato come sodomita.
I giuristi Hanafi discutono sul tema, ma con un fine dispregiativo, arrivando ad assimilarlo al vino: essi ammettono, dunque, che ciò sia un piacere, come il vino appunto, ma riservato alla vita ultraterrena (passi 52:24, 56:17, 76:19 sopracitati), infatti goderne in quella terrena precluderebbe l'accesso al Paradiso.
Come abbiamo visto, la storia dell’Islam è piena di leggi e provvedimenti a favore della pena capitale a seguito di un rapporto omosessuale, ma non sempre questi principi sono stati applicati: alcuni testi storici, infatti, affermano di rispettare queste leggi  solo per atti che violano la morale pubblica - per questo a noi son pervenute molte prove di esecuzioni, ma la maggior parte riguardano atti “socialmente scorretti”, come gli stupri; per i rapporti omosessuali consumati con una condotta corretta, invece, sono rarissimi gli effettivi casi di esecuzione. Vista la scarsa attuazione della legge, è difficile avere un quadro generale degli atteggiamenti reali all'interno delle società islamiche.
Foto
Corano

- La mistica -

​La mistica è l’ambito in cui il tema dell’omosessualità viene trattato maggiormente. In diversi trattati mistici, infatti, si parla del rapporto dell’autore con delle persone di sesso maschile. Ne sono un esempio Delle occasioni amorose di Ahmad Ghazali e Gli schiudimenti della bellezza e i profumi della maestà di Najm Al-Din Kubra in cui lui, per raffigurare il rapporto con Dio, usa la metafora di un rapporto omosessuale dato che il fedele vede Allah come maschio, senza però che ciò causi alcuno scandalo. Addirittura tra il II e l'VIII sec. sembra ci fosse una sorprendente accettazione dell'espressione pubblica di un sentimento omosessuale. In questo periodo, infatti, fiorì un'ampia produzione poetica sull'argomento, analizzato in ogni sua sfaccettatura, sia per quanto riguarda la sessualità in senso strettamente fisico, sia per quanto riguarda il sentimento, ed essa ebbe una larga diffusione ed un notevole successo. Accanto ad essa nacque anche una produzione in prosa in arabo, persiano ed altre lingue: in queste opere si accomunava l’attrazione verso i ragazzi a quella verso le donne, poiché resi simili dalla pelle morbida, dall’assenza di peli e dalla subordinazione sociale agli uomini maturi. Ciò si deve al fatto che l'uomo era visto come dominatore, con un ruolo attivo nell'attività sessuale, che fosse con donne o con ragazzi. Alcuni uomini avevano preferenze tra un sesso e l'altro, ma la maggior parte erano interessati ad entrambi: ciò che è curioso è che nelle opere di questi autori non veniva quasi mai evidenziato il sesso della persona, anche se a volte lo si poteva evincere da dettagli corporei che venivano forniti. Per indicare i ragazzi si usava spesso la comparsa della prima barba, vista come segno di bellezza, che però nel momento in cui diventava folta segnava il passaggio all'età adulta e, di conseguenza, la fine della desiderabilità del ragazzo, fissata a 14 anni. Un ragazzo con la barba, diventato quindi uomo, non poteva più accettare il ruolo di passivo in un rapporto omosessuale, che comunque anche in un periodo preadolescenziale non era cercato per un piacere fisico, ma piuttosto per un costrutto sociale. Esistevano, tuttavia, uomini maturi che cercavano il ruolo passivo nei rapporti omosessuali, ma essi erano considerati malati e spregevoli. Contemporaneamente al successo di questa produzione letteraria, per la precisione a partire dal III al IX secolo, i sufisti (mistici) avevano sviluppato l'idea e la pratica di “guardare” un bel ragazzo come rappresentazione, o “testimone” della bellezza di Dio, ma, a causa di questa visione, i mistici venivano attaccati dai conservatori, che li additavano come troppo licenziosi sull'argomento. Per quanto riguarda i medici musulmani, essi ritenevano patologico nell'ambito della sessualità solo il maschio adulto che ricercava un ruolo passivo omosessuale per il proprio piacere. In nessun luogo l'atto sessuale omosessuale attivo, o addirittura la pedofilia, era considerata una questione medica. Vi è, tuttavia, un'ultima teoria, quella di Abu Moslem Eṣfahāni, musulmano e commentatore del Corano, nonché l'unico a parlare del passo 4: 15-16, nel quale si dice che i comportamenti omosessuali maschili vanno puniti con l'arresto domiciliare permanente, mentre quelli femminili con un semplice castigo. Questa teoria venne però oscurata dal XX sec., momento in cui si iniziò a dire che si riferiva in entrambi i casi alla fornicazione eterosessuale.



- Ma l’omosessualità femminile? –

​Fino a questo momento si è parlato solo di omosessualità maschile, dato che esistono solo pochi riferimenti alla controparte femminile, anche perché spesso questi passi si concludono con una semplice “conversione alla giusta eterosessualità”. Un aneddoto presente nella religione islamica è quello di Hend e Zarqā al-Yamāma, nel quale si narra la storia di Hend, amante di un’altra donna a tal punto che dopo la sua morte fece costruire un convento in cui si ritirò per il resto della sua vita, ma questa è solo una storia la cui credibilità è anche molto discussa - addirittura alcune fonti collocano la nascita di Hend tre secoli dopo la morte di Zarqā al-Yamāma. In ogni caso, data la scarsità di riferimenti, possiamo convenire che l'omosessualità femminile fosse un argomento che si preferiva tacere.  

- Tiriamo le somme –

​Ad oggi, come si è evinto, non esiste una visione univoca della questione, un po' per la scarsità numerica di fonti, un po' perché gli stessi testi che ci sono pervenuti sono stati travisati. A seconda dello sguardo del lettore, del periodo storico, del commentatore, della traduzione, infatti, i vari testi sono stati spesso reinterpretati in maniera personale, o decontestualizzati in modo da amplificare il significato originario, preso e reinserito in un contesto diverso. Tutti questi fattori hanno portato, nel corso della storia, ad un grosso distacco tra l’opera e la percezione di essa. E' importante, dunque, alla luce di una visione molto distante dalla nostra, come può essere quella dei paesi islamici, documentarsi sulle fonti, se è possibile in lingua originale, altrimenti tramite un confronto fra varie traduzioni. Solo così possiamo conoscere la storia nella sua interezza ed avere la possibilità di formulare un pensiero soggettivo e personale, svincolato dai pregiudizi.

​Francesca Rigosi


0 Commenti



Lascia una risposta.

Fornito da Crea il tuo sito web unico con modelli personalizzabili.
  • Home
  • Arte
  • Cinema & New Media
  • Gender Studies & Queer Culture
  • Poesia
  • CHIASMO EXHIBIT
  • La redazione